Curriculum Vitae
Ermanno Paolelli nasce a Salerno nel 1959.
Si laurea con il massimo dei voti nel 1985 presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Napoli.
Sempre in detta Facoltà consegue nel 1989 il Diploma di Specializzazione in Psichiatria col massimo dei voti.
Di formazione umanistica, sin dai primi anni di Università si interessa di Psicosomatica e Medicine Alternative. Tali interessi confluiranno sia nella Tesi di Laurea che di Specializzazione.
Prima della laurea e durante il periodo di formazione specialistica si sposta in diverse città italiane e comincia ad intrattenere relazioni professionali con ricercatori italiani ed esteri.
Studia Omeopatia Unicista presso la LUIMO di Napoli sotto la guida dei professori: A. Negro e T. Paschero.
Nel 1986 si Diploma in Nutrizione Ortomolecolare con il Prof. Luciano Pecchiai.
Nel 1987 è Direttore Sanitario della “VILLA DEI TIGLI” di Mantova. In tale struttura tiene corsi di Stress Management e Nutrizione Biologica uniti alla pratica delle Cure Naturali sui pazienti ivi soggiornanti.
Nel 1990 consegue il Diploma della Società Internazionale di Omotossicologia e nell’anno seguente diventa docente dell’A.I.O.T. – Associazione Medica Italiana di Omotossicologia.
Diplomatosi in Floriterapia presso la Fondazione Bach di Mount Vernon (Gran Bretagna) per anni è stato Mentore di detta Fondazione in Italia per il “Distance Learning Programme”.
Fondatore dell’A.M.I.F. (Associazione Medica Italiana di Floriterapia) profonde per anni molte delle sue energie in seminari di approfondimento e didattica in Italia e all’estero.
Da anni si occupa di Medicina Funzionale e Biorisonanza.
Già nel 1992 frequenta il Corso Avanzato di Omeopatia e Moderne Metodologie Applicative tenuto presso il C.S.O.A. di Milano.
Nel 1997 si diploma in Medicina Funzionale presso la Grieshaber Akademie.
Già docente alla Scuola di Medicina Biologica A.I.O.T. per Farmacisti
Gia docente di “Clinica Omotossicologica in Psichiatria” alla Scuola di Omeopatia e Terapia Omotossicologica dell’A.I.O.T.
Già docente di “Psichiatria Biologica” al Corso di Perfezionamento sui Prodotti di Origine Naturale presso il Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università degli Studi della Calabria.
Già Titolare della Cattedra di Psichiatria nel Corso di Specializzazione in “Medicina Omeopatica e Omotossicologica” presso la Facoltà di Medicina – L.U.de.S. di Lugano (Svizzera).
Già incaricato dell’insegnamento di Psicosomatica al Corso di Perfezionamento in “Basi storiche e fondamenti giuridici del trattamento integrato in medicina“ – Dipartimento di Medicina Legale – Università degli Studi di Firenze.
Direttore Scientifico dell’Istituto Nazionale di Bioterapie.
Membro del Comitato Scientifico della Campagna Nazionale “Giù le mani dai Bambini”.
Membro dell’Associazione Italiana di Terapie d’Informazione Biofisica.
Presidente della Società Italiana di Floriterapia.
Presidente della Società Italiana di Psichiatria Olistica.
Iscritto all’Albo degli Psicoterapeuti sin dalla sua costituzione.
Autore di libri e pubblicazioni, già consulente di diverse aziende farmaceutiche (GUNA, OTI, Natur, ecc. ), relatore in congressi e corsi di formazione in Italia e all’Estero, vive e lavora a Bologna in costante contatto con il mondo scientifico internazionale.
Anni di studi condotti da Sir Jhon C. Eccles – premio Nobel per la neurofisiologia – portarono lo scienziato a concludere che il cervello funziona come strumento della “Mente”.
Allo stesso esito sono pervenuti C.G. Jung, R. Assagioli, R. Gerber, nonché gli psichiatri R. Moody e B. Weiss, per citare soltanto alcuni ricercatori che sostengono tesi contrarie a quelle espresse dalla neurofisiologia dominante.
A volte nell’analisi della seguente diatriba, si è sfociato spesso in opposti estremismi, da una parte coloro che vedono solo nella intricata interconessione neuronale la base della Mente (R. L. Montalcini), dall’altra coloro che vedono la Mente oltre il cervello, ma ad esso strettamente collegata (J. C. Eccles).
In realtà un’attività psichica superiore non può pensarsi senza l’esistenza della coscienza, intendendosi per coscienza la minima struttura di un “IO” che riconosce se stesso diverso dall’altro da se, e che è in grado di esercitare un minimo di controllo su di sé.
Questo nucleo di coscienza, moderni studi lo riconoscono anche nella psiche degli animali superiori; l’essere umano è però l’unico ad avere una rappresentazione in più: la capacità creativa e critica che ha reso possibile l’evoluzione della specie.
Distinguiamo quindi un io soggettivo di marca puramente neuropsicologica, da un io cosciente creativo e critico.
La stragrande maggioranza dell’attività mentale umana è di tipo conservativo-biologico, tesa cioè alla difesa dell’io soggettivo dalle aggressioni esterne. Tale attività è quasi completamente coordinata dalla mente biologica-neuronale. Le attività superiori invece, in particolare il pensiero critico e creativo, sono appannaggio dell’io cosciente, struttura sicuramente oltre la mente biologica, ma come più avanti esposto, ad essa strettamente interconnessa.
Benjamin Libet, della California University, ha scoperto che il cervello impiega 500 millisecondi per elaborare la realtà in modo conscio, mentre gli bastano 150 millisecondi per l’individuazione sensoriale senza consapevolezza, cioè per vedere cose che saranno ritenute non interessanti e pertanto che non verranno registrate dalla coscienza.
Il processo di prendere coscienza crea quindi un lievissimo ed impercettibile ritardo tra quello che vediamo e sentiamo, e quello che sappiamo di aver visto e sentito.
Cosa avviene in questo lasso di tempo?
Secondo Rodolfo Llinas, direttore del Dipartimento di Fisiologia e Biofisica della New York University, entrano nella coscienza-consapevolezza solo le informazioni che le cellule nervose corticali ritrasmettono al talamo in modo sincrono, sintonizzandosi tutte sulla stessa frequenza d’onda: una modulazione intorno ai 40 Hertz. Il chiacchiericcio continuo delle altre cellule, trasmesso su altre lunghezze d’onda, resta invece escluso dalla coscienza.
Secondo Llinas la raccolta di queste informazioni è fatta da un anello di cellule, il nucleo intralaminare del talamo. Qui ha origine un treno d’impulsi nervosi, che simile ad un fascio radar, fa il giro completo del cervello ogni 12,5 millisecondi. Ogni giro esplica il recruitment (reclutamento) di tutte le informazioni, che presenti nelle diverse aree specializzate del cervello: corteccia visiva, sensitiva, uditiva, ecc, sono dalla Mente sincronizzate sulla stessa lunghezza d’onda (40 Hertz).
La coscienza quindi non è un luogo fisico, ma una frequenza, che accorda le diverse oscillazioni-sensazioni all’unisono tra loro. (Fig. 1)
Fig. 1
Ma se la mente come fonte di riflessione critica e creativa non è identificabile con il cervello biologico, che rapporto c’è tra la mente e il cervello, visto che sia l’io soggettivo-biologico, che l’io cosciente-creativo, usano nella vita di tutti i giorni il cervello per interagire con il mondo esterno?
La modalità più semplice per rispondere a questa domanda è il paragone con il computer.
Il cervello con la sua struttura organico-biologica è assimilabile all’hardware di un calcolatore, in cui si immettono i dati provenienti dagli organi di senso e dal mesenchima, ed in cui, il frutto dell’elaborazione della mente, viene tradotto in fisicità, per l’output finale. La mente, in realtà, è invece il programma di elaborazione dati interposto al terminale-cervello, è cioè l’unità centrale-elettromagnetica dell’intero calcolatore (software). (Fig. 2)
Fig.2
Lo stato di salute dell’individuo è uno stato particolare che può essere mantenuto solo con un’enorme dispendio energetico, con la formazione di “strutture dissipative (clusters)” lontane dall’equilibrio termodinamico, in un sistema aperto.
E’ necessario un flusso d’informazioni costante per rendere possibile l’altissimo grado di ordine dinamico dei tessuti (negentropia).
Circa 1018 reazioni metaboliche nell’organismo al secondo, richiedono un trasferimento veloce e preciso d’informazioni nell’intero organismo.
Secondo il biofisico POPP, nessuna molecola, enzima, ormone o neurotrasmettitore è in grado di fare ciò, solo i fotoni sono in grado di garantire questo coordinamento in maniera ordinata, ultraveloce ed olografica.
La materia è quindi – in accordo anche al pensiero di RUBBIA (Premio Nobel 1984) – subordinata a processi energetici di natura elettromagnetica, che gestiscono in tempo reale lo stato di organizzazione dei tessuti. Tale coordinamento è impensabile da raggiungere nell’intero organismo, tramite la sola rete neuronale.
Possiamo quindi ragionevolmente supporre che accanto ad un cervello neuronale, esiste un cervello elettromagnetico (psiche), in grado di elaborare informazioni con una velocità e sensibilità estremamente superiore al cervello biologico. In tale struttura elettromagnetica convive sia l’io biologico, che l’io superiore, cioè l’io creativo-riflessivo.
Tale struttura (psiche) per esprimersi nel modo materiale, utilizza il cervello biologico-neuronale e da esso ne ricava percezioni e sensazioni, che poi elabora e traduce in coscienza, senso della vita e dell’essere, nonché in strategie di superamento e trascendenza di tutto ciò.
Ogni mutamento di carattere somatico influenza tale struttura elettromagnetica che definiamo “psiche”, così come uno stress nella struttura psico-elettromagnetica si tradurrà attraverso la mediazione del cervello biologico-neuroendocrino, sull’intero organismo.(Fig. 3)
Fig.3
Il rapporto tra mente e corpo è così stretto, diretto ed immediato, che uno shock psichico produce contemporaneamente una perturbazione nella mente elettromagnetica (software), una perturbazione nel cervello – hardware (Focolaio di Hamer: Fig. 4), ed una perturbazione nell’organo periferico, da quella zona encefalica controllata. (Fig. 5).
Fig 4
Fig. 5
Allo stesso modo un disturbo iniziato a livello periferico (organo), genera una perturbazione funzionale sia sull’hardware centrale (cervello), che sul software elettromagnetico (psiche)(Fig. 5).
Movimenti impercettibili di masse microscopiche – che costituiscono i microtubuli delle cellule – sarebbero responsabili – secondo R. Penrose, dell’Oxford-University – di quest’attività quantistica, integrata e risuonante.
Altre strutture oscillatorie presenti nel mesenchima interstiziale, nella glia cerebrale, e nell’acqua semicristallina dell’intero organismo, mediano – secondo H. Heine, E. Del Giudice, J. Benveniste, ed altri – questa communicazione.
Se mente e corpo sono quindi così strettamente interconessi, fattori psichici possono scatenare malattie somatiche, ma anche intossicazioni croniche a carico di organi periferici o della matrice intestiziale del cervello, possono acuire o generare disturbi psicologici.
A mero titolo esemplificativo vengono nel disegno qui di seguito riportati i fattori più comunemente chiamati in causa, nel circuito di regolazione psico-somato-energetico. (Fig. 6)
CIRCUITO DI REGOLAZIONE PSICO-SOMATO-ENERGETICO
Fig. 6
Su tali fattori incide in maniera acuta l’ultimo evento stressante che diventa “causa scatenante della patologia acuta che porta spesso il paziente alla consultazione (Fig. 7).
Rapporto tra i fattori acuti e cronici nelle genesi dei disturbi psicofisici
Fig. 7
Il compito fondamentale del medico è quindi quello di stabilire in quale punto di questo complesso network è più opportuno inserirsi.
Trattiamo la causa scatenante acuta che fa traboccare il calice, interveniamo sul calice – cioè sulle cause di fondo – o facciamo entrambe le cose?
Di certo in psichiatria olistica noi abbiamo a disposizione un armamentario terapeutico alquanto ampio, in grado di operare su molti dei fattori coinvolti, che con feedback reciproci, interagiscono tra di loro.
Il “cervello elettromagnetico” è molto suscettibile alle “informazioni coerenti” in grado di modificare l’entropia del sistema.
Queste “informazioni” possono essere apportate dalla psicoterapia, dalle alte diluizioni omeopatiche, dai fiori di Bach, da frequenze elettromagnetiche quali: suoni, colori, terapia d’induzione dei ritmi cerebrali, magnetoterapia endogena, ecc..
Non sempre, però, riusciremo solo con queste “informazioni” e correggere i disturbi presenti. A volte tossine-chiavi bloccate nel mesenchima cerebrale o extracerebrale, turbe del metabolismo, oppure alterazioni enzimatiche neuronali, impediranno una corretta estrinsecazione del potere curativo delle sole “informazioni”.
In tali casi occorrerà ripristinare il corretto biologismo del corpo rimuovendo le cause materiali d’intossicazione cronica e ricorrendo nel contempo a “Terapie Biologiche Ponderali” che lavorano sull’hardware e non più sul software.
Definiamo tali terapie “ponderali”, per il fatto che apportano sostanze farmacologiche accertabili con un’analisi clinica specifica, a differenza delle “terapie di segnale”, in precedenza menzionate, che lavorano solo con informazioni non farmacologiche o con informazioni non farmacologicamente rilevanti (omeopatia di alta diluizione, ecc.).
Tra le Terapie Biologiche Ponderali, a prevalente effetto sull’Hardware si distinguono per efficacia e casistica clinica: la Fitoterapia, la Nutrizione Ortomolecolare, l’Oligoterapia, le Terapie Dechelanti, i Sali di Schüssler, l’Omotossicologia e l’Organoterapia.
A nostro avviso, in molti casi, è solo quando avremo constatato l’impossibilità d’azione di tutto il nostro strumentario terapeutico complementare, che dovremmo utilizzare in psichiatria, la terapia sostitutiva farmacologico-allopatica.
Non può esserci infatti vera guarigione se non si comprende prima il senso profondo della propria sofferenza; non può esserci vera guarigione se non si trascende se stessi e l’equilibrio esistenziale prima strutturato.
Spesso gli psicofarmaci, mal utilizzati, impediscono la presa di coscienza delle vere problematiche a monte della malattia. Problematiche ben più ampie di quanto il riduzionismo farmacologico accademico imperante ci voglia imporre.
Un cambiamento di paradigma in psichiatria è da anni rincorso, con vicende alterne.
Una visione olistica del problema, dove i fattori psicologici, sociali, antropologici, spirituali e culturali, si fondono, nella genesi e cura dei disturbi psichici – in maniera circolare – con il ruolo dell’alimentazione, della tossicità ambientale e della iatrogenesi farmacologica laddove documentata (Fig. 6 e Fig. 7), potrebbe essere, a nostro avviso, un nuovo coraggioso modo di procedere.
Da tale nuovo paradigma scaturirebbe un’appropriato utilizzo degli psicofarmaci, riservato alle condizioni di contenimento del disagio mentale, non diversamente trattabile.
A nostro avviso, lo psicofarmaco è una terapia sostitutiva, e per definizione le terapie sostitutive sono indicate per sostituirsi al biochimismo interno quando insufficiente, non certo per stimolarlo.
Altre possono essere le modalità di disintossicare il cervello, l’intestino (secondo cervello) e gli altri organi connessi al metabolismo cerebrale; altre possono essere le misure per intervenire sui buchi metabolici (niacina,triptofano, ecc.) o per stimolare il ripristino di un’omeostasi perturbata.
Non neghiamo l’importanza degli psicofarmaci che hanno liberato da abbissi di sofferenza malati incurabili, ma riserviamoli ai casi veramente indispensabili e finanziamo lo studio e la ricerca di alternative terapeutiche complementari, che esistono, e vanno solo valorizzate nel rispetto delle indicazioni pervenuteci dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Tutta la vita psichica passa sempre attraverso la mente biologica (hardware), ma alle spalle della mente biologica c’è la mente superiore (software), che si alimenta attraverso il contatto con il SE e porta l’ IO a trascendere gli schemi fissi e rigidi del determinismo biologico, per approdare al pensiero critico e creativo.
Bibliografia Assagioli R., “Psicosintesi”, Astrolabio, Roma, 1993.
Benveniste J., “Ultra High Diluition”, Kluwer Acad. Publ., Dordrecht, 1994.
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Hamer G., “Les fondements d’une nouvelle médecine”, ASAC, La Ravoire, 1990.
Heine H., “Manuale di medicina biologica”, GUNA Ed., Milano, 1999.
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Ermanno Paolelli
Omeopata-Omotossicologo, Psichiatra e Psicoterapeuta.
www.ermannopaolelli-omeopataomotossicologo.com
Già presidente della Società Italiana di Psichiatria Olistica.
www.ermannopaolelli-omeopataomotossicologo.com
Bach – Flower Massage
Il Massaggio con i Fiori di Bach – Flower Massage® – è una particolare forma di massaggio psicosomatico energetico, molto completo e profondo, messo a punto ed insegnato in Italia e nel mondo dal dr. Ermanno Paolelli: Psichiatra e Psicoterapeuta, già Mentore della Fondazione Bach di Mount Vernon per il “Distance Learning Programme”, Presidente della Società Italiana di Floriterapia.
Tale massaggio – della durata di circa 50 minuti – è stato appositamente studiato per facilitare al massimo la fruizione dell’effetto locale dei fiori di Bach e degli altri rimedi floreali, quando applicati localmente. Si avvale di oli e creme a base di rimedi floreali di Bach, spesso formulati in maniera personalizzata per il caso da trattare.
La manualità di tale massaggio con i Fiori di Bach, prendendo spunto da: agopuntura, ayurveda, tecniche metamorfiche e tecniche cranio-sacrali, si arricchisce dell’esperienza floreale transpersonale della Scuola del Dr. Orozco di Barcellona e si differenzia del tutto sia dalla tecnica di Krämer che da quella di Daniele Lo Rito, che utilizzano impacchi e bendaggi con rimedi floreali in zone specifiche. Nel nostro caso si tratta invece di un vero e proprio massaggio eseguito su tutto il corpo con oli e creme, stimolando chakra, meridiani e punti di agopuntura con diverse manovre, alcune completamente originali, altre tratte – come detto – da antiche tradizioni orientali ed occidentali.
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Un corso completo per imparare ad utilizzare i Fiori di Bach in modo professionale e clinico attraverso lezioni teoriche, esercitazioni in aula di sedute simulate, supervisione di casi clinici presentati dai partecipanti.
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Contatti
Società Italiana di Psichiatria Olistica
Tel. +39 333.38.57.130
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